venerdì 21 settembre 2018

Cattivi del fumetto - Speciale Bullseye


A cura di: Luca Candian
Contributi Addizionali: Marco Nero



Non c’è bisogno di renderlo un genio strategico e un manipolatore alla Hannibal Lecter; ci hanno provato di recente, ma la cosa risulta abbastanza forzata e tutto sommato superflua.

Bullseye uccide Elektra, l'interesse amoroso di Matt Murdock.
uno degli eventi più tragici del mondo del fumetto


La migliore caratterizzazione di Bullseye è a mio avviso quella tracciata da Miller e seguita recentemente da Bendis: una persona fondamentalmente squallida, le cui azioni partono dalla gratuità e dalla grettezza. Ironicamente, ritengo che sia proprio questo a renderlo un personaggio terrificante.
Si narra dei suoi natali infimi e della sua infanzia all’insegna dell’abuso, ma non c’è traccia di dolore in lui. Diamine, non c’è nemmeno rabbia o desiderio di rivalsa.



La prima volta che uccide, si narra, è per uno sgarbo di natura sportiva. Durante una partita di baseball un giocatore della squadra avversaria lo deride, e lui gli tira una palla ammazzandolo sul colpo. “Centro”. È l’unico suo commento. Quello che gli dà il nome. E' il succo di ciò che per lui consiste l’atto di uccidere: qualcosa che gli viene bene, e tanto vale farsi pagare per farlo.


Bullseye non possiede poteri particolari, ma solo un innata abilità con le armi. è un assassino prezzolato, ma non solo: uccidere gli da una ragione per vivere

Possiamo benissimo parlare di psicopatia, ma sarebbe un errore considerarlo un serial killer che mette sul mercato le sue pulsioni. Bullseye non uccide perchè deve, perchè prova un impulso inarrestabile: lo fa perchè ha talento nel farlo. Non ha nessuna visione di grandezza, nessun delirio motivazionale (a parte quel che gli procura il tumore che per un certo periodo gli piaga il cervello). È un “cattivo” per sua stessa compiaciuta definizione, e dal momento che nel “mondo reale” i cattivi vincono, lui è un vincente e tutti gli altri poveri deboli sfigati pronti a cadere come mosche… se gli va, o se lo pagano. Tutto qui. 


Bullseye è anaffettivo. Solo uccidere gli provoca qualcosa, con l'omicidio dimostra di essere un vincente.


Nessun piano magistrale, nessuna ambizione, nessun desiderio di elevarsi da quello che è. Quello che è e che fa gli va benissimo.

L’unica cosa che gli dà motivazione emotiva è il rancore, ed è un rancore gretto, infantile. Se Devil non muore, vuol dire che lui non è così bravo ad uccidere come si dice, e questo non va bene: lo mette di malumore, ed è uno sgarbo nei suoi confronti. Tutto questo si riduce ad un eterno sbattere i piedi, possibilmente in testa a qualcuno. 
Nient’altro. 
Non c’è altra complessità, o pretesa di nobiltà.


Devil è un fastidio per Bullseye. Non riuscendo a sconfiggerlo lo massacra di botte, ma non riesce ad ucciderlo, e non si sente comunque il migliore. Allora gli uccide la ragazza. un classico dispetto da bambini.


Ed è questa fondamentale grettezza e gratuità a renderlo un personaggio da incubo, perchè stiamo parlando di un uomo che quando si guarda attorno vede solo oggetti con cui uccidere e bersagli da centrare. Non è forse questa la psicologia di chi può usare qualunque oggetto come arma? Non è addestramento, è istinto, è una basilare perversione psicologica. Non un portacenere, ma un proiettile. Non una sciarpa, ma un laccio per strangolare. Non una carta da gioco, ma qualcosa con cui tagliarti la gola.

Bullseye attraversa un mondo fatto esclusivamente di armi e bersagli. Diversamente da tutti I vari infallibili assassin a pagamento che popolano il mondo della fiction, non ha alcuna pretesa di onore o codice di regolamento. Potrebbe farti fuori solo perchè sei di mezzo, o perchè gli hai tagliato la strada. 

Chissà, una volta potrebbe farlo anche solo per noia… e non gli darebbe nemmeno tutto questo piacere. Al massimo una fuggevole soddisfazione. “Centro”.
Magari si dimenticherà di te appena svoltato l’angolo


-Luca-

Nessun commento:

Posta un commento